Ha scritto e interpretato brani di vasta popolarità, quali Il cielo in una stanza, La gatta, Che cosa c’è, Senza fine, Sapore di sale, Una lunga storia d’amore, Quattro amici; ha partecipato a 7 edizioni del Festival di Sanremo, l’ultima delle quali nel 2018 in qualità di ospite in coppia con Danilo Rea; ha collaborato con numerosi colleghi alla realizzazione di album e di singoli di successo; ha composto musiche per colonne sonore di film.
Gino Paoli nasce a Monfalcone, nel Friuli Venezia Giulia, figlio di Aldo Paoli, un ingegnere navale originario di Campiglia Marittima (in provincia di Livorno), e di Caterina Rossi, una casalinga giuliana, della quale molti congiunti furono coinvolti nell’esodo giuliano-dalmata e alcuni persero addirittura la vita durante le operazioni di pulizia etnica compiute dai reparti regolari e paramilitari jugoslavi[1]. Pochi mesi dopo la propria nascita, si trasferì con la famiglia a Genova, alla quale rimarrà sempre legato, crescendo nel quartiere di Pegli.
L’amore per la musica lo riceve dalla madre pianista. Poco incline agli studi, frequenta un gruppo di amici che condividono questa sua stessa passione e che costituiranno il primo nucleo della cosiddetta scuola genovese: Luigi Tenco (con il quale forma il gruppo “I Diavoli del Rock”), Bruno Lauzi, Fabrizio De André, Umberto Bindi, Joe Sentieri, Giorgio Calabrese, i fratelli Gian Piero e Gian Franco Reverberi.
Saranno proprio questi ultimi, musicisti professionisti, a far convocare a Milano Paoli e i suoi amici Bindi e Tenco per un’audizione presso la Dischi Ricordi, da poco costituitasi come casa discografica. Sotto la direzione artistica di Nanni Ricordi, Gino realizza i suoi primi 45 giri nel 1959 (La tua mano, Non occupatemi il telefono, Senza parole, Sassi) senza ottenere alcun successo. Stesso destino sembra toccare al successivo La gatta, brano autobiografico pubblicato nel 1960, che nei primi tre mesi vende poco più di cento copie. Un incessante passaparola, però, fa sì che più tardi il brano arrivi in classifica, calamitando l’attenzione degli addetti ai lavori e l’interesse del paroliere Mogol, che fa da prestanome al giovane Paoli, non ancora iscritto alla SIAE.
Mogol propone a Mina, cantante già affermata, di incidere Il cielo in una stanza, scritta da Paoli, ma che porta appunto la sua firma come paroliere e quella del maestro Renato Angiolini (che si firma con lo pseudonimo di Toang) come compositore. L’enorme successo di vendite di questo brano, ispirato a Paoli da un bordello, dove si trovava un giorno[2], e che rimane in classifica per più di sei mesi, sancisce la definitiva affermazione di Gino Paoli come cantautore.
Nello stesso anno scrive per Sergio Endrigo la canzone Gli innamorati sono sempre soli, con cui il cantautore istriano partecipa ad aprile al Festival di Diano Marina[3]; in seguito Paoli inciderà il brano, che nella versione di Endrigo resterà inedito.
Sempre nel 1961 incominciano i suoi problemi con l’alcol, nati quasi per gioco dopo una sfida con Sergio Bernardini, proprietario della Bussola di Le Focette, e che andranno avanti per 15 anni, fino al 1976. Dopo la morte del fratello, avvenuta in quel periodo e causata dall’abuso di alcolici, Paoli deciderà di disintossicarsi dal whisky[4].
Nel 1962, in occasione di una lunga tournée nei locali italiani, incontra Stefania Sandrelli, allora giovanissima attrice, e se ne innamora. Dal loro legame, giudicato scandaloso dalla stampa e dall’opinione pubblica (Paoli era sposato e in attesa di un figlio dalla moglie legittima, mentre la Sandrelli era ancora minorenne), nascerà Amanda, oggi attrice affermata.
Intanto Nanni Ricordi esce dall’omonima casa discografica e approda alla RCA Italiana. Gino lo segue e nel 1963 incide quello che si rivelerà il 45 giri di maggior successo di tutta la sua carriera: Sapore di sale, arrangiato da Ennio Morricone e Gato Barbieri al sassofono. Paoli dichiarerà che l’ispirazione per questo brano è nata proprio dalla sua storia con la Sandrelli. Sapore di sale partecipa al Cantagiro e Gino avrà in questa occasione l’impatto con il grosso pubblico. Un’altra hit di successo, Che cosa c’è, del medesimo periodo, diventerà negli anni un classico del repertorio di Paoli.